Studi sull'uso di fitoterapici in gravidanza ed in pazienti in terapia cronica:strategie per informare i professionisti della salute

Data inizio
1 gennaio 2008
Durata (mesi) 
36
Dipartimenti
Diagnostica e Sanità Pubblica
Responsabili (o referenti locali)
Benoni Giuseppina

E’ noto che l’uso di prodotti fitoterapici è in costante aumento nel mondo e un dato allarmante che emerge da indagini condotte in Europa è che le erbe medicinali sono usate da molte donne senza tener conto di alcuna controindicazione e quasi sempre senza una supervisione del medico, anche in condizioni parafisiologiche come la gravidanza.
Il progetto ha previsto di intervistare un campione di donne italiane, ricoverate presso alcune Unità operative di Ostetricia/Ginecologia, nei primi giorni dopo il parto per valutare la possibile influenza del consumo di prodotti fitoterapici sull’andamento della gravidanza e sullo stato del nascituro. Come strumento è stato utilizzato un questionario strutturato in quattro sezioni, per ottenere informazioni approfondite sulle caratteristiche socio-demografiche delle donne intervistate, sui prodotti fitoterapici assunti, sulla gravidanza e sul neonato. Inizialmente lo studio è stato condotto per un periodo di 10 mesi presso gli ospedali di Padova e Rovereto, successivamente per ulteriori 4 mesi l’indagine si è svolta presso l’ospedale di Modena. In totale sono state prese in esame 700 interviste. 297 su 700 donne (42%) hanno riferito di aver assunto uno o più prodotti erboristici durante la gravidanza e 137 hanno specificato che l'assunzione ha riguardato un periodo superiore ai tre mesi o l’intera gravidanza: camomilla, liquirizia, finocchio, aloe, valeriana, echinacea, olio di mandorla, propoli e mirtillo rosso sono risultati i prodotti più frequentemente assunti. In quattro casi sono stati riportati effetti collaterali: costipazione dopo aver bevuto una tisana contenente un mix di erbe, rash cutaneo e prurito cutaneo dopo un'applicazione locale di aloe o di olio di mandorle. La decisione di assumere prodotti erboristici si è principalmente basata su convinzioni personali come il fatto che queste sostanze, in quanto naturali, possano essere più sicure rispetto ai medicinali tradizionali. Le consumatrici di prodotti erboristici sono risultate maggiormente affette da morbilità correlate alla gravidanza e i neonati sono frequentemente risultati di peso più basso alla nascita rispetto alla loro età gestazionale. Una maggiore incidenza di minaccia di aborto spontaneo o di gravidanza prematura è stata osservata tra le consumatrici di camomilla e liquirizia o in caso di applicazione costante di prodotti a base di olio di mandorle. Questa ricerca ha evidenziato che l'uso di prodotti a base di erbe durante la gravidanza è comune tra le donne italiane, ma non ne viene sempre fatto un uso appropriato con possibili conseguenze sull’andamento della gravidanza e sul nascituro.

Enti finanziatori:

Finanziamento: assegnato e gestito dal Dipartimento

Attività

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