PROGRAMMA REGIONALE SULLA VIOLENZA IN AMBITO DOMESTICO

Data inizio
15 giugno 2010
Durata (mesi) 
36
Dipartimenti
Diagnostica e Sanità Pubblica
Responsabili (o referenti locali)
Bacciconi Marina , Beltrame Sara , Bertolaso Sonia , Ferrari Marco , Masera Barbara , Montoli Elisa , Padrini Roberto

OBIETTIVI

1. fase iniziale: prosecuzione analisi e monitoraggio del fenomeno della violenza domestica e predisposizione di una “rete” che coinvolga tutti i soggetti istituzionali (in un primo momento) e quelli di volontariato (successivamente) facendo della provincia di Verona un ambito territoriale sul quale testare le modalità di attuazione di rete e le procedure d’intervento generale e specifico in altri territori
2. fasi successive: sulla base del modello delineato a Verona, coinvolgimento delle altre realtà provinciali
3. una volta portato “a regime” per realtà provinciali rilevazione, monitoraggio, rete di raccordo e intervento, si passerà -previo confronto- alla costituzione di una “rete regionale” che uniformi su tutto il territorio veneto attività e procedure rivelatesi comuni ad ogni singola provincia e funga da supporto alle azioni specifiche necessarie in singole realtà, tanto sotto il profilo attuativo che sotto quello della armonizzazione e scambio di esperienze già presenti e attuate in una parte della Regione Veneto

Tutti questi obiettivi prevedono
1. preliminare diffusione capillare di informazione e formazione, anche con percorsi mirati a singoli ambiti di attività
2. ampliamento della base di coinvolgimento di soggetti istituzionali predisponendo un Tavolo operativo di lavoro diretto dal Responsabile dell’ONVD che veda raccordarsi
a. coloro che intercettano il fenomeno della violenza in ambito familiare in situazioni di “emergenza” (U.O. di P.S., mmg, operatori dei Consultori familiari delle ULSS e dei Comuni, assistenti sociali, Carabinieri e Polizia di Stato)
b. coloro che possono venire a conoscenza di episodi di violenza in ambito familiare in situazioni relativa “normalità” (poliziotti o carabinieri di quartiere, vigli urbani, mmg, pediatri di libera scelta)
c. coloro che intervengono nel momento repressivo (Magistratura, Avvocati, Direttori delle Case Circondariali, assistenti sociali giudiziarie …)
d. coloro che sono deputati alla organizzazione e gestione dei Comuni della provincia e dei servizi offerti dagli stessi (Sindaci, Prefetto …)
3. studio e proposta di semplificazione e adeguamento delle procedure, per rispondere con duttilità a singole circostanze e bisogni.

nel corso del primo anno di Progetto sono stati realizzati
1. il consolidamento o l’avvio dell’allargamento della base di rilevazione a tutte le Province del Veneto tramite incontri con Responsabili delle Istituzioni
2. l’ampliamento della base di rilevazione dei dati in modo che fosse utile tanto sotto il profilo della conoscenza -e perciò “preventivo”- dei “nuclei a rischio”, quanto sotto il profilo della rilevazione (sempre per atti formali) dei casi di violenza in famiglia che potevano aver coinvolto direttamente Istituzioni “locali”.
3. individuati e contattati i componenti del Tavolo operativo (nelle tre ULSS della provincia di Verona), sono iniziate i primi incontri, che hanno avuto come oggetto informazioni e finalità del progetto e del problema della violenza in ambito familiare e la costituzione di strutture permanenti.
4. sono, inoltre, già stati concordati tutti gli altri Prefetti delle province venete ai quali sarà esposto il percorso seguito sino ad ora e richiesta la collaborazione per l’istituzione di analoghi tavoli operativi nelle ULSS del loro territorio.


Enti finanziatori:

Regione Veneto
Finanziamento: assegnato e gestito dal Dipartimento
Programma: ENTI.RIC - Finanziamento da enti vari per la ricerca

Attività

Strutture

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