Nelle ultime decadi, nei Paesi economicamente sviluppati, è stato osservato un incremento dell'incidenza dei linfomi non-Hodgkin (LNH). Analogo incremento è stato osservato anche in Sardegna, la cui popolazione mostra caratteristiche genetiche omogenee, a causa di 2500 anni di isolamento geografico e della pressione causata dalla endemia malarica. La presenza di variazioni geografiche nell'incidenza di linfomi, nell'ambito di una popolazione con caratteristiche genetiche e abitudini alimentari omogenee, come la popolazione Sarda, supporta l'ipotesi che nell'eziologia dei linfomi fattori genetici possano essere influenzati da fattori di rischio ambientali. Tra questi ultimi è stato più volte segnalato il possibile ruolo dell'esposizione occupazionale a pesticidi e solventi. Nell'ambito dei LNH esiste inoltre una sempre maggiore evidenza di una possibile interazione tra esposizione a carcinogeni occupazionali ed ambientali e polimorfismi genici. Una comprensione più approfondita di questi fattori richiede studi combinati di tipo epidemiologico e molecolare.
La presente ricerca focalizzerà l'attenzione sull'eziologia dei LNH, utilizzando dati epidemiologici e materiali biologici raccolti in un precedente studio epidemiologico caso-controllo su linfomi e esposizioni ambientali in Sardegna, nell'ambito del quale è stato raccolto anche DNA da 169 pazienti affetti da linfoma e 205 controlli.
LA BASE DI PARTENZA. Nell'ambito del suddetto studio sardo, i dati e materiali seguenti sono già stati raccolti: i) informazioni, desunte da questionari strutturati, riguardanti la storia residenziale, l'esposizione al traffico urbano e a polluzioni ambientali, storia ed esposizioni lavorative, abitudini individuali quali fumo di sigaretta, assunzione di alcool e dieta. ii) campioni di 25 ml di sangue di pazienti con linfoma e di individui di controllo, come fonte di siero, plasma e cellule. iii) valutazione retrospettiva dell'esposizione occupazionale a 57 supposti fattori di rischio comprendenti sostanze chimiche singole o gruppi di agenti chimici, biologici e fisici. iv) diagnosi istopatologiche per tutti i casi di LNH, che comunque saranno riviste ed eventualmente aggiornate alla luce della recente classificazione dell'OMS (2001).
IL PROGETTO. Scopo di questo progetto è di analizzare polimorfismi in geni selezionati nel DNA germinale di pazienti ammalati di linfoma e individui di controllo. I polimorfismi oggetto di studio comprendono quelli nel gene VEGF correlato all'angiogenesi; nei membri delle famiglia dei geni delle metalloproteasi MMP-1, MMMP-2, MMP-9 e nei geni dei loro inibitori tissutali TIMP-1 e TIMP-2; nei geni coinvolti nel metabolismo degli xenobiotici quali CYP1A2, CYP2B1, CYP2E1, NQ01, NAT1, NAT2, GSTM1, GSTT1 e PON1; nei geni codificanti per le citochine proinfiammatorie ed immunomodulatorie IL-2, IL-6, IL-10, TNF-alfa, LTA, NOD2 e nel gruppo di geni IL-1 comprendenti IL-1alfa e IL-1beta e il loro antagonista recettoriale endogeno IL-1RA.
Lo studio sarà condotto sui 169 casi di linfoma e 205 controlli raccolti in Sardegna nell'ambito del suddetto studio epidemiologico. In parallelo, l'Unità 2 selezionerà dalla propria banca di tessuti congelati circa 200 casi di linfoma e raccoglierà sangue da 400 casi di controlli relativi ad una popolazione nord italiana. Il lavoro di genotipizzazione dei campioni sardi offre l'opportunità unica di studiare le interazioni tra polimorfismi genici e fattori di rischio ambientali e dietetici. La comparazione dei dati con quelli ottenuti dalla genotipizzazione dei casi e controlli nord italiani ha l'intento di rilevare differenze nei polimorfismi genici in pazienti e individui di controllo residenti in Sardegna e in pazienti e casi di controllo del Nord Italia. Il complesso di dati così ottenuti potrà permettere una migliore comprensione dell'eziologia dei linfomi.