L'attività genotossica del benzene e dei suoi metaboliti è stata largamente indagata in numerosi studi in vitro e in vivo (3), e da queste ricerche ne deriva che la complessità delle vie metaboliche, necessarie per la formazione di metaboliti tossici del benzene, rendono gli studi in vitro di limitata utilità (4). Gli studi in vivo, invece, effettuati sia sugli animali da esperimento che su lavoratori esposti, hanno consentito di ipotizzare un meccanismo di danno genotossico da induzione di alterazioni e delezioni cromosomiche piuttosto che di mutazioni puntiformi o intrageniche. Il legame covalente del benzene, e dei suoi metaboliti, al DNA, avviene a livelli di esposizione molto bassi, suggerendo che diversi eventi molecolari siano responsabili del danno cromosomico indotto dal benzene (5). In particolare è stato dimostrato che l’induzione del danno nel midollo osseo è dovuto alla formazione di specie reattive dell’ossigeno che si vengono a creare prevalentemente attraverso i processi di ossido-riduzione dei metaboliti del benzene. I metaboliti attivi (idrochinone e catecolo) possono inibire la topoisomerasi II, enzima critico nei processi di riparazione e replicazione cellulare. Il benzene può inoltre causare instabilità genica tramite ricombinazione, rotture a doppio filamento e anomalie a carico del fuso mitotico, che causano aberrazioni cromosomiche e numeriche.