La Dott.ssa Chiara Minuti presenterà il lavoro:
“Assertive community treatment in the Netherlands: a randomised controlled trial”
S. Sytema, L. Wunderink, W. Bloemers, L. Roorda, D. Wiersma
Acta Psychiatrica Scandinavica 2007;116:105-112
In molti Paesi europei, negli ultimi anni, si è assistito alla diffusione nell’ambito dell’assistenza psichiatrica territoriale del modello dell’Assertive Community Treatment (ACT). Una delle principali caratteristiche di questo modello di presa in carico psichiatrica è la gestione condivisa del paziente da parte di un’équipe multidisciplinare.
E’ previsto, inoltre, un impegno attivo nel mantenere i contatti con il paziente, prediligendo come setting di cura il suo contesto di vita. I risultati a favore dell’ACT, evidenziati con i primi studi condotti negli anni ’80, soprattutto negli Stati Uniti, sono stati messi in discussione da studi più recenti condotti nel Regno Unito.
Partendo da tali presupposti, il lavoro oggetto di questo Journal Club si pone l’obiettivo di confrontare l’efficacia clinica dell’ACT rispetto ai metodi di presa in carico standard, attraverso un disegno di studio di tipo randomizzato e controllato. Reclutando esclusivamente pazienti con patologia psichiatrica grave, la principale misura di esito considerata è stata la capacità di favorire il mantenimento del contatto con il Servizio da parte dei pazienti (outcome primario). Altre misure di esito prese in considerazione sono state la stabilità abitativa, il numero di ospedalizzazioni, la gravità dei sintomi, il
funzionamento sociale, la qualità di vita e la soddisfazione dell’utente (outcome secondari).
Lo studio ha evidenziato una differenza statisticamente significativa a favore dell’ACT solo in termini di outcome primario. Secondo gli Autori, pertanto, l’ACT potrebbe rappresentare un importante strumento per favorire la presa in carico di pazienti psichiatrici gravi, pur potendo non essere di per sé sufficiente a determinare un miglioramento di altre misure di esito rilevanti per la pratica clinica.
Alcuni importanti limiti metodologici dello studio, evidenziati da Sytema e colleghi (ad esempio, il maggior tasso di drop-out nel gruppo di controllo, la scelta di includere solo pazienti con patologia psichiatrica di lunga durata oppure la scelta del setting clinico), possono offrire lo spunto per una discussione più ampia, che prenda in considerazione le principali implicazioni di questo lavoro sul piano terapeutico e, più in generale, sul piano clinico.
Dott.ssa Alessia Cicolini: Revisione della letteratura sull’argomento
Dott. Massimo Garatti: Un approccio critico sull’argomento
Lunedì 10 settembre 2007 ore 15:30, AULA B della Lente Didattica